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Rischio connesso a gravi emergenze civili

Il rischio connesso alle strutture civili e residenziali viene comunemente sottovalutato, imputando al settore produttivo la maggiore quantità di eventi disastrosi rilevabili sul territorio. La realtà, riportata dalle rilevazioni statistiche, ribalta l’immagine della casa quale luogo sicuro, per evidenziare situazioni di rischio elevato sia a livello d’incidenti domestici, con indice di mortalità superiori sia a quello per incidenti stradali e sia a livello d’incidenti disastrosi, nei quali l’imprudenza o l’imperizia conducono a gravi conseguenze per persone e beni.

Tra i massimi responsabili di questo drammatico quadro si pone il gas per uso domestico. Gli incidenti di tale natura sfociano molto spesso in sventramenti di appartamenti, crolli di palazzi e danneggiamenti di strutture contigue, con gravi conseguenze per le persone coinvolte.

Un altro elemento di rischio è connesso all’uso dell’energia elettrica per uso domestico, fonte di folgorazioni, ma anche di incendi causati da corto circuito. La normativa vigente, in materia di prevenzioni incendi negli edifici scolastici contiene una classificazione delle scuole, le caratteristiche costruttive, le norme d’evacuazione in caso di emergenza, le caratteristiche d’impianti elettrici, sistemi d’allarme ed altro. Fra le norme di esercizio è previsto che debba essere predisposto un Piano d’emergenza, con l’obbligo di effettuare esercitazioni pratiche di evacuazione nel corso dell’anno scolastico.

Altro elemento di rischio da tenere in considerazione è il black-out di energia elettrica. Infatti, una improvvisa e prolungata mancanza di energia elettrica priva i cittadini della luce, del riscaldamento e del rifornimento idrico. Incide negativamente sul funzionamento di molti servizi e determina, inoltre, condizioni favorevoli allo sviluppo di atti di violenza e diffusione del panico, in particolare nei cinema, scuole, e ospedali. L’arresto di impianti, in aree produttive interessate alla mancanza di energia elettrica, può provocare notevoli danni, a causa del prolungarsi dei tempi che intercorrono tra l’arresto e l’avvio. Nello specifico, il rischio black-out elettrico, definito anche rischio tecnologico, consiste nella mancata distribuzione di energia elettrica per un tempo oscillante da diversi secondi a diverse ore. Episodi analoghi sono già capitati in passato; basti ricordare l’interruzione della notte del 28 settembre 2003 quando un albero ha reso inutilizzabile una linea di alta tensione in Svizzera lasciando al buio un’ampia porzione del territorio italiano, oppure il grande black-out di New York del 13 luglio 1977. Queste assenze di energia possono provocare differenti effetti a seconda della vulnerabilità dell’obiettivo: strutture sanitarie, sedi amministrative caserme delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate o dei servizi di emergenza, stazioni ferroviarie, aeroporti, opere di presa delle reti acquedottistiche, distribuzione dei combustibili, servizi di comunicazione.

Un black-out elettrico, quindi, può bloccare il funzionamento dei seguenti ambiti:

  • Settore residenziale: blocco ascensori, apparecchiature domestiche, caldaia, dispositivi di allarme e controllo di dispositivi;
  • Settore produttivo: fermo dei motori industriali, apparecchiature elettroniche di sicurezza, dispositivi di protezione, montacarichi impianti produttivi, celle frigorifere ecc.
  • Settore servizi: blocco delle reti informative, ospedali e case di cura, servizi scolastici, strutture pubbliche, video sorveglianza, ecc.
  • Infrastrutture tecnologiche: Interruzione del servizio di pubblica illuminazione, sistemi semaforici, acquedotti; rete telecomunicazioni, caselli autostradali, rete ferroviaria, strutture aeroportuali, mercati ittici – ortofrutticoli – rionali – settimanali, rete bancaria e finanziaria, rete informatica.

Ulteriore elemento di rischio da prendere in considerazione è quello relativo al black-out idrico. Una situazione di emergenza idrica si verifica quando la domanda di acqua degli utenti non può essere soddisfatta secondo i normali standard di vita a causa di eventi naturali (prolungato periodo di scarse precipitazioni), a causa di attività umane (inquinamento di sorgenti o pozzi), oppure accidentali (rottura di una tubazione)

Nel rischio antropico residuo vi è quello connesso agli eventi riferibili alle grandi manifestazioni di massa che annualmente si svolgono nella nostra Città, si a cadenza sistemica che occasionale. Tali manifestazioni hanno carattere religioso, politico, sindacale, culturale, sociale, sportivo…ecc, tra le più importanti e ricorrenti si annoverano:

  • Festa Patronale (Madonna Santissima dello Sterpeto) – che ha luogo dal sabato al lunedì della seconda settimana del mese di luglio;
  • Festa di “San Ruggero” – che ha luogo il 30 dicembre .
  • Festa di “Santa Lucia” – che ha luogo, normalmente, il 12 e 13 dicembre. Tale festa è molto sentita dalla comunità locale e dai fedeli delle città limitrofe e non.
  • Festa di “San Francesco” – che ha luogo il 4 ottobre.
  • Manifestazioni, culturali, canore e di intrattenimento, che hanno luogo, normalmente nel periodo giugno – settembre, presso il Castello Svevo o in altri luoghi aperti della Città, quali Piazze, ville comunali …ecc, secondo la programmazione annuale che l’amministrazione propone alla cittadinanza, normalmente denominata “Estate Barlettana” e “Notte Bianca”, quest’ultima costituita da una serie di spettacoli, intrattenimenti vari nel Centro Storico e visite dei siti culturali gratuite o a costo ridotto, che hanno luogo in una giornata della prima decade di settembre, iniziando dal tardo pomeriggio e sino alle prime ore del giorno seguente.
  • Concerti canori o spettacoli di grande richiamo che possono aver luogo in ogni periodo dell’anno presso il Paladisfida “M. Borgia”
  • Manifestazione Rievocativa della “Disfida di Barletta”, che ha luogo il 13 febbraio.
  • Comizi politici – in occasioni di consultazioni elettorali;
  • Cortei e manifestazioni di protesta – promossi da organizzazioni sindacali di categoria del mondo produttivo (ultima protesta degli agricoltori novembre 2009), partiti politici, studenti…ecc.

Il ritrovamento di residuati bellici costituisce un ulteriore rischio da prendere in considerazione, tenuto conto che stime statistiche fondate calcolano che il 10% delle bombe lanciate dagli aerei tedeschi e inglesi non siano esplose e che esse giacciono ancora sotto terra a una profondità media di circa 10 metri. Tali stime indicano che nel Territorio Nazionale vi sono ancora circa 25 mila ordigni inesplosi. Nel territorio comunale non si ha memoria recente di ritrovamento di ordigni bellici, tuttavia occorre ipotizzare la possibilità di tali ritrovamenti in prossimità della linea ferroviaria nazionale o della strada statale 16, ritenuti, durante la seconda guerra mondiale, obiettivi strategici da bombardare. Tali eventuali ritrovamenti comportano attività legate alle operazioni di disinnesco e/o brillamento – evacuazione della popolazione interessata, che coinvolgono diversi soggetti istituzionali con le rispettive competenze (Artificieri del Genio E. I., Prefettura, Settore Comunale di Protezione Civile, Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, …. ecc.)

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